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Ivan Nieddu -Fael, il Lupo

Voce

Riccardo Bona- Rocas, il Corvo

Chitarra

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Stefano Longoni - Arth, l'Orso

Chitarra

Marco Brambilla - Torc, il Cinghiale

Basso

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Sara Benzoni - Lugh, la Lince

batteria

Eliana Gheza - Sionnach, la Volpe

Cornamusa

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Stefano Grazioli - Fireun, l'Aquila

Cornamusa

Elisa Fratus - Bodach Oidhche, il Barbagianni

Violino

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Alessandra Lombardo - Sailetheach, il Cervo

Ghironda

I Barad Guldur nascono ufficialmente nel novembre 2015 con la registrazione de Les Plairis Sont Doux (tratto dall’omonimo brano corale in lingua francese). Ivan Nieddu (Fael, il Lupo) alla voce ed Eliana Gheza (Sionnach, la Volpe) alla cornamusa hanno così dato via al progetto, che avevano desiderato da tempo: una band folk metal (che potesse esibirsi anche in acustico) con tematiche fantasy/horror, ispirate dalle leggende delle nostre zone.

Via via sono state registrate nuove cover, tratte da brani medievali, colonne sonore e metal, grazie anche alla collaborazione di artisti quali Mattia Degli Agosti (AmbraMarie, John Qualcosa e L’Errore), Edward K. Loghan (Aphelion) e Gabriele Motta.

Si sono uniti, strada facendo, Riccardo Bona (Rocas, il Corvo - ex membro dei Netherblade) e Stefano Longoni (Arth, l’Orso) alle chitarre, Marco Brambilla (Torc, il Cinghiale - ex membro dei Furor Gallico) al basso, Sara Benzoni (Lugh, la Lince - membro dei Lachesis) alla batteria, Stefano Grazioli (Fireun, l’Aquila - membro della Selvaggi Band) alla seconda cornamusa, Elisa Fratus (Bodach Oidhche, il Barbagianni) al violino e Alessandra Lombardo (Sailetheach, il Cervo) alla ghironda.

I Barad Guldur si esibiscono anche in spettacoli didattici per le scuole e acustici per agriturismi e feste (soprattutto seguendo il calendario celtico/pagano).

A giugno 2019 è uscito il primo album: Frammenti Di Oscurità.

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Non tutti gli erranti sono perduti. Solo smarrendosi, ci si può ritrovare.

Barad Guldur, la Torre Oscura, che, con le sue radici, ha scavato fin nel cuore della terra per rubarle i più ancestrali segreti.

Storie d’un tempo, le nostre, memorie mai dimenticate, forse sopite; raccontiamo leggende e miti, sussurrati dal canto delle foreste, impressi negli arazzi delle stelle, nascosti fra le rocce dei monti o narrateci dalle anime tormentate in cerca di pace.

Gli animali totem che rappresentiamo escono dallo stereotipo fiabesco che il lupo sia cattivo e la volpe sia furba: rappresentiamo bensì l’anima più antica di tali creature, quali la saggezza, la forza, i sogni, il misticismo e altre virtù di cui seguiamo l’insegnamento.

Come spiriti guida c’incontriamo, fra radure e selve. Voci s’intrecciano, chitarre cantano, il tuono dei tamburi percuote l’aria, mentre il quartetto tenebroso - violino, ghironda e una coppia di cornamuse - intona le sue melodie.

Fra i nostri strumenti c’è il baghèt, l’aerofono a sacco tipico della zona bergamasca e alpina, detto “lo strumento del diavolo”. La storia narra di creature che lo suonavano, fra cui demoni, spiritelli e scheletri, componendo motivi tetri. Quando il Signore degli Inferi se ne accorse, gli strumenti furono abbandonati nel nostro mondo, per evitare punizioni. Lì, ritrovati da contadini e pastori, hanno ripreso fiato e sonorità e, si dice, che gli incubi, la notte, varchino la soglia dei mondi, entrando nel nostro, per danzare fino all’alba. 

Questi siamo noi, o viandante. Musicanti che percorrono un sentiero tortuoso alla ricerca del mistero e della paura, accompagnando queste emozioni con la propria arte. Questo è ciò che noi ti offriamo. E, una volta che ti avremo incatenato nella danza, non potrai più smettere di ballare. 

E ti perderai.

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